Da "Assemblea del Clero dell'Arcidiocesi di Udine, Atti" (Mercoledì 25 giugno 1975)
Io non ho scritto, ho annotato solo i titoli di quello che vi devo dire, perchè mi piace parlare guardando la gente in faccia.
La prima cosa che ho da dire alla Segreteria è questa: qui, nella nostra assemblea non abbiamo approvato il verbale dell'ultima assemblea che è stata fatta nel 1350 (risate). Quelli che desiderano leggerla, prendano in mano la storia del Friuli del Paschini e la trovano citata nelle note. Devono andare a cercarla nella storia del povero Bertrando, che nel messale friulano abbiamo proclamato santo, perchè si può sempre dare un otto ad uno a cui Roma ha dato sei. Povero Bertrando faceva l'assemblea ogni anno, dalla seconda alla terza domenica dopo Pasqua. Nel 1350 lo hanno ucciso e in seguito non ce ne sono più state.
leggi tuttoAd ogni modo questo è solo come introduzione.
Io ho quattro cose del passato da dirvi e cinque del futuro. Quindi non sono uno negativo, come pensano tanti! (mormorio) No! No! Diciamoci le cose come stanno!
Prima cosa: in occidente, in tutto l'occidente non esiste una chiesa che abbia il diritto di essere locale come la friulana. Storicamente è un fatto unico in tutto l'occidente. Qui avevamo l'unico patriarca diverso rispetto a Roma. È un fatto, è verissimo. Ai miei tempi in seminario lo hanno ignorato: in dodici anni non mi hanno mai portato nemmeno a vedere la chiesa di Aquileia. Questo è un fatto, non è una opinione. Quindi se esiste una chiesa che ha una storia peculiare è la nostra e noi siamo esistiti fin quando alle nostre spalle c'era l'imperatore del Sacro Romano Impero. È un dato di fatto, non è una cosa inventata da me. Certo, monsignore, è perché ci hanno divisi, è un fatto, monsignore, che noi ci chiamiamo chiesa di Udine solo da duecento anni a questa parte ... e l'hanno istituita per fare un piacere politico a Maria Teresa e al doge di Venezia ... e se lei può dire qualcosa di contrario, vada a cercarlo. Questo è un dato di fatto monsignore, non è una opinione.
Seconda cosa: in base al tema che era stato scelto "Eucaristia e Comunità locale" mi sarei aspettato che nel famoso Congresso Eucaristico si fosse parlato della chiesa locale, ma mi risulta - e se volete faccio i nomi - che è stato proibito di parlare della chiesa friulana! E Infatti non ne hanno parlato. Il papa è venuto qui e non ci ha nemmeno nominati! È andato prima a Venezia e qui ha nominato - e ha fatto bene a nominarli - gli sloveni; ma i friulani non li ha nemmeno salutati. Per me, è stato maleducato (mormorio). Bene, bene, sono opinioni, ma uno che viene e non saluta gli ospiti è un maleducato! Nessun Concilio non ha definito che non possa essere maleducato!
Terza cosa: l'ho accennato prima e permettetemi di sviluppare il fatto. La nostra gente, anche se bestemmia, anche se non viene in chiesa, con tutta la nostra pastorale (includo anche me, credetemi, non mi sottraggo dalle colpe: ne ho come voi, come voi!), ... anche se abbiamo fatto una pastorale che consisteva nel confessarsi una volta all'anno e nel ricevere l'eucarestia una volta all'anno, nell'andare a messa la domenica, ... la nostra gente, anche se non viene più, anche se bestemmia, quasi nella totalità crede nei misteri principali della fede. Perchè per me, non è vero che ci si salvi credendo di più di un altro, ma credendo. ... anche, in qualche caso, meno dell'altro. Non è il numero delle verità di fede che ci salva, perchè, se così fosse, noi ci salveremmo meglio degli apostoli, che ne conoscevano di meno! È una distinzione fondamentale quella tra la "fides qua creditur" e la "fides quae creditur". È possibile che nel Nuovo Testamento si verifichi ciò che si verifica nel Vecchio: ciò che Dio con tanta sapienza e teologia ha rivelato adagio adagio, lasciando che gli ebrei credessero anche a tutte le sciocchezze che avevano nella loro tradizione culturale, eliminandole pian piano, con tanta pazienza, lasciandoli credere che il sole girasse attorno alla Terra e non la Terra attorno al sole. Può anche succedere che verità che sono state chiare in un determinato tempo, per la gente, in seguito, possano diventare oscure. Per questo fatto, non hanno perso la fede. E c'è sempre stata una cosa che mi ha fatto venire il voltastomaco: che noi siamo stati costretti ad appendere un certo cartellino ... perché credo che pochi di voi lo abbiano appeso volontariamente quel cartellino che chiudeva la porta della chiesa a qualcuno che per motivi sociali non votava un determinato partito che si professava cristiano ... e forse avevano più fede coloro che noi credevamo ne fossero privi. Ed è bene dirlo: avevamo usurpato chiaramente una cosa che è solo di Dio, perchè la fede resta un "dono di Dio".
Nelle nostre chiese quante volte abbiamo spaventato la gente con i peccati! ... La gente non viene più in chiesa per avere conforto e consolazione! ... l'abbiamo spaventata a suon di peccati.
Io desidererei, preti, che spaventaste i ricchi a suon di peccati. Ma questo non lo avete mai fatto! (mormorio) Un momento!? ... Chi ha avuto il coraggio lo venga a mostrare!
Altra cosa. E qui cito una frase di Mao... (mormorio) ... Ecco, ecco, pronti a protestare ... perché Mao non può dire la verità! ... E Tommaso che ci hanno detto in seminario di leggere, non ha affermato che "Veritas a quocumque est, de Spiritu Sancto est"? ... Dunque il detto di Mao riportato a noi, è questo: Un prete può far del bene solo se è con il popolo, come un pesce nell'acqua. (mormorio) ... E allora se non siete con il popolo ... sarete in un'altra acqua!
Terza cosa: noi in Friuli, abbiamo un santo, che non è riuscito a diventar santo, perchè ha avuto il coraggio di fare ciò che gli altri forse non hanno fatto ... il nostro santo patriarca Bertrando. I1 patriarca Bertrando, ha creduto ciò che io ho cercato di capire: che l'eternità non inizia dopo la morte, ma quando si nasce ... e se noi preti parliamo solo dell'eternità dopo la morte e non ci interessiamo dell'eternità che è iniziata qui, e non prendiamo posizione, e non siamo capaci di rischiare ... e per non avere preoccupazioni non ci interessiamo delle sue vicende ... è una cosa che merita, da parte di Cristo che è venuto in questo mondo, solo la condanna. Cristo ha rischiato per i poveri, per il popolo, non ha avuto dubbi di rischiare, anche se andava contro le autorità religiose e politiche. E Bertrando ha fatto la stessa cosa.
Una chiesa che non sa rischiare in questo mondo, non è certa della direzione in cui sta camminando! ... E resta sempre un manico di badile in mano a qualcuno! ... Come è già successo ... per cui dobbiamo rischiare!
Osservate un fenomeno: quello dell'emigrazione. Cento anni di emigrazione di "massa" abbiamo avuto. Noi abbiamo preso le loro difese? Abbiamo sofferto con loro o siamo stati i predecessori degli uffici di collocamento per le massaie? ... Troppe volte non abbiamo potuto alzare la voce, perchè, se l'alzavamo calpestavamo i piedi a qualcuno ...
Ultima cosa ... e forse mi toglieranno la parola per il tempo!
Vi ricordate, preti, quando in 529 abbiamo firmato quella mozione che stava facendo ciò che vi sto dicendo e che qualcuno - esattamente l'autorità costituita, adoperata da quelli che la ricattavano - vi ha fatto ritirare una cosa del genere ... che ora utilizzano tutti i partiti su tutte le piazze? ... Mi dicevate allora che era troppo tardi ... che era inutile!
E per terminare davvero ... Io sto traducendo la Bibbia nella mia lingua! ... Sono curioso di vedere una commissione diocesana per la liturgia, che per anni non è stata capace nemmeno di accorgersi che io traducevo i messali, che traducevo la Bibbia in friulano ... Una commissione proprio perfetta, che non si accorge di nulla di quanto succede in Diocesi. Almeno mi avessero detto di no ... Non mi hanno detto niente! Niente! ... E allora è... niente!
Da "Friuli: un popolo fra le macerie", Roma, 1977
La cultura etnografica europea è concorde nel riconoscere al Friulano la fisionomia di popolo originale, ben distinto dal popolo italiano e da classificarsi nell'ambito del gruppo ladino. Per la verità anche in Italia - a seguito delle pubblicazioni di S. Salvi (Le nazioni proibite e Le lingue tagliate) - sta aprendosi una strada la convinzione che Friulani e Sardi siano due popoli di ceppo non italico.
leggi tuttoMa è diffusissima, a livello giornalistico e politico, l'idea che l'affermare una simile originalità sia un attentato alle lotte e al patrimonio del Risorgimento e, in ultima analisi, all'unità della patria - con sicumera identificata con lo Stato -. Ora conviene accennare, per il lettore italiano, che il concetto di popolo va identificato con quello di nazione, ma accuratamente distinto da quello di stato, realtà giuridico-amministrativa, mentre popolo e nazione sono realtà etnica e culturale.
Per la tradizione linguistica e politica italiana è alquanto difficoltoso comprendere come:
- in Germania ci siano tre stati tedeschi, ma una sola cultura e un sol popolo tedesco;
- in Jugoslavia un solo stato (federale) con svariati popoli, di lingua e cultura diversi;
- in Svizzera un solo stato con quattro popoli diversi, tra i quali - guarda caso! - i retoromani, versione svizzera dei friulani.
Per noi i Friulani sono un popolo, una nazione non italiana, anche se da 110 anni (e per Gorizia da 60) politicamente compresi nello stato italiano.
1. Le ragioni di una "nazione"
Per affermare con verità quanto andiamo sostenendo occorrono giustificazioni o prove, che, per la natura stessa del problema, non possono essere di tipo matematico, bensì di ordine storico e socio-politico.
a. Lo stato e il parlamento friulani
La storia del Friuli fino al 1420 è di tipo mitteleuropeo, non italico.
La struttura dello stato patriarcale è grosso modo germanica, con sintomatici elementi che non si riscontrano altrove in Europa. La funzione del Parlamento, presieduto (non guidato) dal Patriarca, che controlla le forze militari, approva le leggi, ed è composto non solo dalla nobiltà feudale, ma anche dai rappresentanti delle libere comunità urbane e rurali, è un esempio unico di stato medievale, arieggiante piuttosto una repubblica che una monarchia.
Il profondo senso di identità etnica dei Friulani trova certamente una delle sue radici storiche più nutrienti in questo fatto.
b. Le vicinie
La prassi delle Vicinie, soprattutto nelle comunità rurali, è un caso di gestione partecipata della cosa di tutti, che merita tutta l'attenzione anche nell'attuale situazione del dopo-terremoto.
Non c'era problema economico, militare, politico o ecclesiastico su cui non venisse convocata la vicinia a deliberare.
E la vicinia non era a livello comunale, ma di comunità più ridotta, diremmo di borgata o di frazione. La realtà comunitaria in Friuli storicamente per secoli è stata vissuta nelle vicinie, e ancor oggi non ha rinnegato quelle radici.
c. Il patriarcato
Non va dimenticata la specifica originalità della chiesa aquileiese, con il suo centro in Friuli: nell'ambito dell'occidente cattolico, è l'unica Chiesa che si è data una struttura patriarcale diversa da quella romana, ispirandosi liturgicamente e teologicamente all'oriente alessandrino.
E non si può non riconoscere che Aquileia, madre delle Chiese dal Danubio all'Adriatico, e da Como alla Pannonia, ha seminato nell'animo dei friulani quel senso di fraternità verso Slavi e Tedeschi, che solo il nazionalismo degli ultimi cento anni è riuscito, temporaneamente, a offuscare.
d. La geografia
D'altra parte la realtà geografica è tale per il Friuli che, anche prescindendo da motivi puramente politici, è impossibile non riconoscergli un avvenire commerciale come parte dell'Europa centrale sul Mediterraneo.
Solo i confini susseguenti alla fine dell'indipendenza dello stato patriarcale (1420 d.C.), hanno bloccato uno sviluppo commerciale con l'Europa centrale condizionando il Friuli, brutalmente per tutta l'età moderna.
e. Caso unico in Europa
In questo quadro storico-geografico si può capire quanto stiamo per aggiungere:
- che il Friuli come realtà etnica e come popolo con lingua e tipo di esistenza peculiari è nato nell'età longobarda e si è maturato in quella patriarcale;
- che il Friuli ha deciso del proprio destino in quella stessa età, e, nonostante secoli di sottomissione (caso unico in Europa), ne ha conservato la nostalgia e il gusto fino a oggi.
Altri popoli - Bretoni, Baschi - si sono conservati nella loro originalità anche se in stato di sottomissione politica, ma a differenza dei Friulani, si trovano in regioni marginali, non in aree in invasione e di passaggio come il Friuli.
f. Friulanizzazione
Non è giusto sostenere che in Friuli tutto sia nativo: gli influssi dalla penisola italiana e da oltralpe, sono numerosi, ricchi e fecondi sia sulla cultura che sulle arti e sui costumi. Ma aggiungiamo che in Friuli vengono non ripetuti, bensì assimilati, diventando parte integrante dell'originalità friulana. Così il gotico diventa autenticamente friulano nei duomi di Venzone e di Gemona, come colori e figure veneziani assumono caratteri e sapore friulani nella pittura.
Le stesse voci germaniche, italiane o slave, vengono profondamente friulanizzate, quando vengono assunte nel lessico friulano.
g. La lingua friulana
La lingua friulana - neo-latina più affine al francese e al castigliano che all'italiano e al romeno - è il veicolo ancora vivo e vitale di questa originalità nazionale. Anzi sembra aprirsi a nuove possibilità e prospettive. Ha conservato la sua struttura morfologica e sintattica, ma soprattutto la sua sintonia con il carattere storico della gente friulana:
- sobria, mai retorica;
- popolare senza banalità;
- profonda senza eccesso di aggettivi;
- armoniosa senza leziosità;
- adatta al canto del dolore, della preghiera e della gioia.
Risente di una qualità divenuta rara: non è stata sciupata - come p.e. l'italiano - per esprimere troppi sentimenti alle volte non sinceri.
h. I costumi
I costumi familiari e pubblici hanno una fisionomia propria, anche quando sono affini o mutuati da altri popoli. Questo risulta in modo assai sensibile presso le colonie di emigrati friulani, che, conservando lingua e costumi propri, assimilano friulanizzandoli i costumi della nazione che li ospita.
A questo proposito, l'emigrato friulano sente talmente la propria originalità nazionale, da associarsi in proprio senza fondersi e identificarsi con le parallele associazioni di emigranti italiani.
2. Friuli... proibito
Ma c'è qualcosa che alla nazione friulana manca da troppo tempo: il potere di decidere del proprio destino in sede culturale, economica, sociale e politica.
La struttura dell'insegnamento scolastico e della formazione culturale è ricalcata su schemi italiani, che dimenticano e tendono a sostituirsi a quelli friulani. Si tratta di schemi che non favoriscono neppure il bilinguismo, ma si propongono la pura sostituzione, colonizzando culturalmente il Friuli.
L'economia non è organizzata in funzione del Friuli e delle sue necessità e rapporti geografici, ma puramente in funzione italiana, che è una delle porte, non l'unica, del Friuli.
Socialmente da troppi decenni il Friuli è un popolo di emigranti e quindi handicappato nel suo sviluppo.
Militarmente è terra da e per soldati, oppressa da guerra o da servitù militari: da troppi secoli ha combattuto per gli altri, mai per sé.
Politicamente troppo piccolo per avere un peso determinante nello stato italiano, è anche assai diffidente del potere politico per essere maturo in massa per il controllo elettorale della politica.
Conclusione
Il Friuli è un popolo ancora vivo e vitale, ma oppresso da un tentativo di colonizzazione in atto. La coscienza della sua originalità nazionale dà segni di risveglio. La democrazia - quella vera - non dovrebbe cancellare i piccoli, ma difenderli.
Comunque, si confida che l'Europa, se non l'Italia, troverà il modo di aiutarlo a decolonizzarsi, e a raggiungere il livello di collaboratore, non di servitore. E la disgrazia del terremoto non lo accopperà - come inconfessatamente desiderato da certe menti - come le guerre mondiali con i 40.000 e più morti non sono riuscite a spiantarlo.
Da "Glesie furlane", Clape Culturâl "Cjargnei cence Dius", Reana del Rojale, 1975 (tit. or.: Glesie furlane)
Non si tratta, parlando di "chiesa friulana", di un modo di dire per sapere dove si trova una porzione geografica della chiesa cattolica, come si trattasse di una provincia di uno stato centralizzato - tipo quello italiano o quello francese - e non si tratta nemmeno di un modo di dire valido solo per la chiesa friulana, ma per tutte le chiese che si trovano concordi nella fede, nella speranza e nella carità di Cristo: vale a dire che la chiesa di Cristo è una comunione di vita sul modello di quella di una famiglia, con tante sorelle e fratelli, che si trovano insieme ma che rischiano sia di avere la fisionomia uguale che diversa, pur rimanendo dello stesso ceppo e con le stesse radici.
leggi tuttoQui, però, non vogliamo toccare la questione teologica riguardo la chiesa, come dicono, "locale" e quella universale: non si tratta di cosa che vale poco, anzi: ma contiamo che coloro che ci leggono siano concordi.
Stando a quel che si dice e che si legge, tutti, in fondo, non negano né la prima né la seconda, anche se la seconda, troppe volte, finisce col corrodere la prima, che nei nostri tempi cerca di prendere forza per aiutarci a uscire da una chiesa universale nel senso, in pratica, di un impero che governa e che controlla tutto con le grinfie dei suoi governatori, prefetti o vescovi che siano.
Dunque, dicevamo che per noi esiste anche la chiesa friulana:
- non perché serve anche in Friuli qualcuno che amministri gli affari della chiesa universale;
- ma perché esiste un popolo (se qualcuno si irrita, si può anche dire "comunità naturale"!) friulano.
Si tratta di questo: la fede di Cristo fa un tutt'uno di coloro che credono, con Cristo, anzi con la Trinità, ma "qui", nella storia dell'umanità, la fede è lievito per l'impasto; un pane solo di lievito nessuno lo addenta, e un pane senza lievito è pura crosta.
Al di là di ogni paragone, la storia degli uomini crea, conserva e manda in rovina le comunità, i popoli: la chiesa locale, vale a dire quelle comunità e quei popoli che hanno in sé il lievito della fede, della speranza e della carità di Cristo, che si danno da fare per lievitare, prendere le sembianze e la fisionomia del Cristo, con età differenti, volti differenti, fino a quando interviene Lui a farci maturare di nuovo completamente.
A questo punto dobbiamo mettere in fila le motivazioni per affermare che in Friuli esiste una chiesa friulana.
1) La chiesa di Aquileia è antica quanto Dio tanto che ha potuto nascere la tradizione di S. Ermacora, mandato dall'apostolo Pietro (che non aveva tempo di venire fino quassù)(1), a edificarla e ad assumerne il ruolo di vescovo.
2) Quella stessa chiesa ha messo radici così sicure - nominiamo solo Cromazio, Girolamo, Ruffino con tanti altri - da scontrarsi anche contro Roma per conservarsi salda nella fede avuta dagli apostoli e custodirla senza lasciarla affievolire o smarrire: parliamo della questione dei "Tre Capitoli", che hanno dato l'aiuto decisivo per la nascita del Patriarcato di Aquileia.
3) La stessa idea e soprattutto la storia di un Patriarcato non solo conferma che siamo una chiesa locale - sul modello di quelle di Alessandria, di Antiochia, di Costantinopoli e di Roma - ma ancora di più: madre di chiese locali.
4) Bisogna aggiungere che noi diventiamo friulani proprio a partire dal grembo dei Patriarcati medievali, nostri vescovi e autorità civili. Più chiesa locale di così non credo se ne trovi!
Poi, per ragioni politiche e di tornaconto, un papa (Benedetto XIV) ha distrutto il nostro Patriarcato, vale a dire l'unità ecclesiastica del popolo friulano, dividendoci ecclesiasticamente come ci ritroviamo oggi fra Udine e Gorizia, e allontanando da Aquileia la diocesi di Concordia, che dall'epoca romana in poi era stata come la prima figlia, assieme a quella di Zuglio, del Patriarcato.
Si può pensare che sia stato fatto per rabbia, non sopportando Roma un patriarcato diverso dal suo in Occidente, o anche solo come accade ai padroni, che nemmeno si sognano che gli sia proibito di fare qualcosa.
Crediamo necessario dire, non solo per vanto, che è l'unico caso in cui il papa abbia abolito un Patriarcato!
Ebbene, hanno schiacciato l'unità ecclesiastica friulana da più di duecento anni, ma il popolo friulano, la comunità di vita, del sentire, del soffrire, del parlare dei friulani non è morta.
Noi pensiamo che sia più che giusto ritornare a rabberciare l'unità ecclesiastica dei friulani:
- non per il piacere di far splendere nuovamente quello che è passato (qualcuno, per cominciare, vorrebbe farci dire che dobbiamo tornare indietro nella storia: è comodo inventare il contrario), ma perché il presente ha indosso ancora molto di quel passato. Se non teniamo conto di questo, è certo che si usa la chiesa per castigare i popoli, nel nostro caso un popolo (il Friulano) che ha creduto alla chiesa fino ad ora, anche se, a dire la verità, ha saputo essere malvagia con lui.
- Perché deve essere così chiaro da poterlo toccare con la mano, che la chiesa non mette il piede sul collo a nessun popolo, per usarlo come una cavalletta per un altro; non lo divide per fargli perdere il suo sapore e così domarlo più facilmente.
È per questo che siamo rimasti delusi dal discorso di papa Paolo a Udine, in piazza, nel giorno del Congresso Eucaristico, il quale non si è degnato nemmeno di nominarci, e che continuiamo ad essere adirati con gli addetti del convegno eucaristico, dal direttore (mons. Emilio Pizzon) in poi, che hanno parlato di tutto, ma mai della chiesa friulana.
O pensano che si possa predicare il vangelo ad un popolo senza rispettare il suo essere e la sua storia, ma cercando di graffiargli l'anima che ha con sé, come se per credere a Cristo servisse non essere ciò che si è?
Non si tratta, no, di fronzoli ma di sostanza! Almeno davanti a Cristo e a colei che dovrebbe essere la sua sposa, la Chiesa, tutti i popoli sono uguali. Come cristiani non abbiamo nulla contro i Veneti o gli Italiani o altri, ma siamo costretti a vederci gettati nella pattumiera quando ci affiancano ai Veneti nella "Conferenza Episcopale Veneta", anche se la Serenissima è morta moltissimi anni addietro; almeno lo stato italiano è ancora in piedi (Conferenza Episcopale Italiana).
Allora, è troppo pretendere che si rifondi una unità di chiesa friulana, magari con una "Conferenza Episcopale Friulana", come è usuale attualmente?
Non tenendo d'occhio queste cose che ci toccano più nel profondo di quanto possa sembrare, in quanto si vuole allargare il margine del cielo (orizzonte), dobbiamo dire che si rischia di andare così in alto da non vedere chiaro quaggiù.
Con una parola moderna, diventiamo astratti e, per essere tutti, diventiamo nessuno. Vale a dire, il contrario di universale!
Da "Int Furlane", an 9, n. 7-8, 1971 (tit. or.: San Ramacul 1971)
Non dico di avere il piacere di presentare il Messale, qui, sotto l'aspetto liturgico e pastorale: sarebbe troppo poco. A me sembra che proprio sotto i nostri piedi, dove c'era la casa di Cromazio di Aquileia, sia anche lui felice, non solo noi, oggi!
È un fatto importantissimo dal punto di vista proprio strettamente ed essenzialmente religioso. I motivi sono questi:
voi avete sentito parlare in questi anni, del fatto che finalmente il Concilio di Trento, con tutta la disonestà con cui è stato messo in pratica, si sta concludendo.
leggi tuttoE nel Concilio di Trento avevano avuto il coraggio di imporre in Occidente una lingua per pregare, niente meno che il latino. Ringraziando Dio in Occidente un po' per volta, non vorrebbero più imporre altre lingue per pregare, che ognuno preghi nella propria lingua, ma, come accade, il diavolo è grande e ha la coda lunga, sembrerebbe che adesso qualcuno voglia imporci qualche altra lingua, facendoci arretrare di un secolo, qualche lingua nazionale...
Io credo che al cuore dell'uomo che si trova d'innanzi a Dio o, se volete, alla coscienza del Cristiano davanti a Dio, non si possa imporre nessuna lingua, e così il fatto che venga pubblicato il Messale in friulano, è una manifestazione di questa libertà nella Chiesa, libertà che andiamo conquistando gradualmente e che dobbiamo saper mantenere negli anni a venire.
Detto questo come introduzione, mi permetto di sottolinearvi tre momenti.
Il primo momento è questo. Qualcuno di voi potrebbe dire: - Ma perché non avete presentato in friulano un catechismo affinché la gente impari la religione, impari la dottrina cristiana proprio in friulano, nella sua lingua e basta?
Credo che l'epoca dei catechismi, cominciata anch'essa con Trento, sia finita.
Il vero catechismo del popolo, di tutto il popolo, istruito e non istruito, erudito e non erudito, è il Messale. Proprio presentando al popolo il Messale, con tutte le letture del vecchio e del nuovo testamento, e con tutta la tradizione di preghiera della Chiesa, io credo che veramente lo si istruisca in modo sicuro, in un modo che tocca l'anima, che gli tocca il cuore, e che non è costituita da formule, da domande e da risposte, lo si istruisce proprio religiosamente in maniera profonda. Fino al Concilio di Trento non ci sono stati catechismi che io sappia. Il vero catechismo è stato il Messale. E allora voi capite che dal punto di vista pastorale, dal punto di vista liturgico, è una cosa notevole.
La seconda cosa che volevo dire è questa.
Io credo che la religione, o è interiorità, o è una cosa che tocca il cuore, o, altrimenti, è una facezia (risate, e applausi generali). Perché Dio, diceva il vecchio Agostino (perdonatemi se lo richiamo di nuovo qui), lui, l'avversario di Girolamo, che ha studiato qui su questa piazza, in questa zona, che avrà discusso qui attorno, sotto i portici che erano presenti qui, - Agostino, in fondo, dice che Dio lo si trova all'interno e nel profondo dell'anima. Ora io mi dico: è possibile trovare un'altra lingua come la nostra lingua friulana, che è stata capace di vivere anche quando non è stata usata e non è stata scritta, quando è stata persino bandita dal campo culturale, addirittura per secoli, è rimasta viva nell'animo della gente, è forse pastoralmente, pastoralmente (vedo che ci sono preti anche qui che mi ascoltano), pastoralmente, c'è qualcosa, c'è un mezzo più profondo per arrivare in fondo al cuore della nostra gente se non attraverso questa lingua (applausi generali), questa lingua che non ha nessuna retorica addosso, che quando dovete dire bianco dovete dire solo bianco, e non ci sono altre parole in cui risulta grigio e non si dice né nero né bianco (approvazioni), in cui, finalmente di Dio che è verità, si parla e si può parlare solo con profonda verità senza nessuna bugia?
È, dal punto di vista pastorale, credo, una cosa importantissima!
Eh!, andate a vedere, andate a vedere, non dimentichiamocene, da cinquant'anni, diceva il Presidente, abbiamo dimenticato di insegnare la religione ai friulani in friulano. L'hanno respinta, con pretesti, che non erano ragioni!, erano pretesti - perdonate la parola - politici, ma comunque pretesti, niente di più.
Mi chiedo se fra le ragioni per cui il nostro popolo non ci capisce, se il nostro popolo non ci seguiva, una è anche questa, per caso non sia proprio anche questa, perché in fondo un friulano e tanti friulani più o meno istruiti, in chiesa sono capaci di perdere quindici venti parole sentite in italiano, più o meno teologiche, o teoliche che siano, ma i friulani quando gli si prega e quando gli si predica in friulano, non ne possono perdere nemmeno una, perché è automatico che la capiscono (risate, applausi).
E ora dovrei esporre un ultimo punto dopodiché io, ringraziando Dio, avrei finito.
L'argomento che dovrei sottolinearvi dal punto di vista pastorale e dal punto di vista liturgico è questo, è un problema che - credo di avere il consenso di tutti voi - non credo, mai si sia verificato storicamente, ma la Chiesa Cattolica e il Cristianesimo non sono venuti a soffocare nessuno.
Quindi mi chiedo se la preghiera pubblica della Chiesa, se la cultura cristiana, non giunga a soffocare e a limitare, e a far dimenticare il proprio modo di vivere, e a vivere il proprio modo di essere, e, allora, dico, una pastorale autentica di un popolo non può non sottolineare l'orgoglio, sì è tra i vizi, l'orgoglio, ma qui va citato perché è una virtù, l'orgoglio di essere ciò che si è. Non capisco, non posso capire, con il Vangelo in mano, come il Cristianesimo debba in qualche modo soffocare e far sentire strani o piccoli o lasciati da parte, perché il Cristianesimo deve inserirsi completamente nel modo di vivere e nel modo di essere e nel modo di esistere di un popolo. E quindi io dico che se esce ora il Messale, ringraziando Dio arriverà anche la Bibbia se il Signore ci lascia vivere, credo dia un po' di coraggio a questo popolo friulano, che in fondo, da qualche secolo si sente più o meno lasciato da parte, nel suo modo di vivere, nel suo modo di esistere, nel suo modo di essere - dico che si può parlare con Dio nel modo in cui si parla con il proprio padre e la propria madre; è una gran cosa, è una cosa che il Cristianesimo dà, perché in fondo Dio è diventato un Uomo, ed è diventato un Uomo di un popolo piccolo come il nostro. Io dico che se dovesse ritornare ora non si farebbe più israelita, ma si farebbe friulano (si ride molto e si applaude). Perché, e questa è l'ultima, il friulano ha patito oppressioni e non ha oppresso mai nessuno! È la lingua più adatta per parlare con Lui e per farsi comprendere da Lui.
E mi auguro una cosa, siccome in questo tempo in cui abbiamo parlato in latino con Lui e in italiano sembra non abbia ascoltato troppo i Friulani, mi auguro che da ora in avanti, con il Messale, ci ascolti di più. (Grandi applausi).
Approvata a Udine il 2 Dicembre 1967
Alle on. Autorità del Governo della Repubblica, della Regione Friuli-Venezia Giulia, della Provincia di Udine.
I sottoscritti sacerdoti dell'Arcidiocesi di Udine in numero di 529, a conoscenza diretta dei disagi economici-sociali della popolazione che vive in zona particolarmente depressa, si permettono di presentare a codeste on.li Autorità alcune istanze vivamente sentite dalle loro genti serie e laboriose. Queste da tanto tempo attendono soluzioni concrete ai loro problemi umani, che sono urgenti e non permettono più oltre dilazioni o vaghe prospettive.
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Motivo religioso-pastorale e di sincera collaborazione
Il nostro esplicito intervento è dettato da un dovere morale, derivante dal nostro ministero pastorale e dalla consapevolezza che la maggioranza del popolo friulano conserva tuttora la fiducia nei suoi sacerdoti non solo per quanto concerne l'assistenza spirituale, ma anche per quanto riguarda la tutela dei legittimi interessi temporali. Noi conosciamo i lodevoli sforzi fatti da codeste on. Autorità e dai Rappresentanti parlamentari per elaborare piani programmatici al fine di alleviare il disagio di queste popolazioni in terra di confine ed avviarle a quel benessere raggiunto da una notevole parte dei cittadini italiani; con la presente mozione desideriamo contribuire positivamente all'opera gravosa e responsabile dei preposti alla cosa pubblica, come utile indicazione delle aspettative popolari e come amichevole incoraggiamento a superare le difficoltà per soddisfare le giuste esigenze del generoso popolo friulano.
Emigrazione
E' notorio che il fenomeno dell'emigrazione forzata della gente friulana rappresenta un triste primato, che oltretutto compromette e dissolve la compagine familiare e costringe le promettenti forze giovanili, in numero sempre crescente, a cercarsi una occupazione fuori della propria terra. A più di vent'anni dalla fine della guerra, il tasso emigratorio del Friuli rimane altissimo, come risulta dalle statistiche e come noi esperimentiamo nella viva realtà di cui siamo testimoni.
Servitù militari
Il secondo grosso problema del Friuli è quello concernente le servitù militari, un pesante gravame esteso su larghissima parte del suo territorio. Non è di nostra competenza entrare nel merito del sistema difensivo adottato, e d'altra parte ci rendiamo conto delle esigenze della necessaria difesa della Nazione nella presente situazione internazionale; tuttavia rileviamo che i vincoli militari esistenti nella maggioranza dei Comuni friulani sono un grave ostacolo alla naturale espansione economica del Friuli in ogni settore. Prova ne sia la impossibilità d'impiegare in sede locale la cospicua somma di sudati risparmi dei lavoratori friulani, come risulta dai dati ufficiali per la Provincia di Udine certamente noti a codeste on.li Autorità. Se pertanto le servitù militari sono imposte da un superiore dovere di difesa per tutto il Paese, è lecito e giusto che il Friuli invochi una solidarietà nazionale come legittima contropartita al tributo di servizio che rende all'intera comunità italiana.
Piani programmatici
Ci pare inoltre di dover sottolineare che il Friuli, una tra le zone più depresse del Nord Italia, figuri escluso dal piano programmatico dello Stato per l'industrializzazione del Paese e che gli Organi regionali, con i loro soli mezzi, non siano in grado di assicurare una soluzione adeguata ai suoi problemi vitali, come si ricava dalla franca esposizione fatta dall'on. Berzanti al Presidente del Consiglio dei Ministri on. Moro nella sua recente visita a Udine, e come si può desumere dalle bozze del piano programmatico regionale.
Nell'ambito della programmazione, va preso in attento ed approfondito esame il settore agricolo che soffre nel nostro Friuli, più che altrove, di una profonda depressione organizzativa, finalistica e sindacale.
Studi universitari
Infine ci sia lecito rilevare come si continui a ostacolare le naturali aspirazioni culturali di Udine, capoluogo e centro morale delle genti friulane, con una popolazione studentesca di gran lunga superiore a città viciniori e con la premente esigenza di facilitare, come vuole la Costituzione, il raggiungimento dei gradi più alti degli studi ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi.
Le istanze del Friuli
Pertanto noi sottoscritti sacerdoti, preoccupati della presente situazione e desiderosi di contribuire al bene sociale della popolazione affidata alle nostre cure pastorali, ci facciamo loro voce ed espressione ed a loro nome presentiamo con rispetto le seguenti istanze e facciamo voti perchè:
1) venga elaborato e presentato un concreto progetto di riassorbimento graduale della emigrazione, che permetta di vederne la fine entro un periodo ragionevolmente breve, creando per esempio nella zona montana e pedemontana l'impianto di metallizzazione del minerale di Cave del Predil, installando dei complessi industriali del tipo IRI, dando esecuzione al raddoppio della ferrovia Udine-Tarvisio ed al traforo di Monte Croce Carnico, e con altre iniziative di largo impiego del personale locale, come l'auspicato protrosincrotrone di Doberdò del Lago;
2) siano concesse agevolazioni economiche al Friuli quale compenso dei danni che gli derivano dalle servitù militari, per es. riducendo la pressione fiscale e istituendo la Zona franca sul tipo di quella della Val d'Aosta;
3) si tengano presenti le linee di sviluppo naturale del Friuli con l'interno della Nazione, con l'Austria e con la Jugoslavia, per es. confermando con procedure d'urgenza i lavori dell'autostrada Udine-Tarvisio in modo che possano essere appaltati nei prossimi mesi;
4) si riprendano in esame nella definizione ed approvazione del piano regionale di sviluppo economico i problemi fondamentali, la cui soluzione dalle bozze appare insufficiente o lascia perplessi a causa di previsioni vaghe e di scarsità di dati; in particolare venga tenuto presente il problema spinoso dell'agricoltura per guarirla in radice dai suoi mali cronici, con strutture e programmi ispirati a modelli di collaudata esperienza;
5) il recente riconoscimento legale al già formato consorzio degli Enti Locali per l'Università a Udine stimoli i suoi rappresentanti a trattare immediatamente il problema con la necessaria autorità e chiarezza, e siano ascoltati senza inutili ritardi ed esasperanti attese.
Conclusione
Noi sottoscritti pastori d'anime siamo certi di trovare in codeste on. Autorità la più benevola comprensione e il più sollecito impegno per la realizzazione di quanto abbiamo creduto opportuno indicare per un ordinato sviluppo sociale del Friuli. Deludere le speranze di questa onesta e laboriosa popolazione potrebbe determinare un facile peggioramento di sfiducia sia per quanto si riferisce al sostrato religioso, sia per quanto concerne l'ordinamento democratico faticosamente, ma felicemente, instaurato nel nostro Paese.
Noi riteniamo, infatti, che in una democrazia che voglia rispettare la libertà degli individui e della comunità naturali, al Friuli storico - facente capo a Udine - debba essere riconosciuta la sua particolare fisionomia e la conseguente possibilità di esprimersi e di svilupparsi, secondo gli orientamenti e le prospettive della Carta Costituzionale, del documento conciliare "Gaudium et Spes" e dell'enciclica "Populorum Progressio".
[Testo della mozione approvata il 2 dicembre 1967 dall'Assemblea del clero della Arcidiocesi di Udine e firmata da 529 preti su 670. Probabilmente fu stesa anche da Pre Checo, assieme ad altri. Di certo ne fu uno dei principali ispiratori. Per gli argomenti trattati e per la particolarità dei firmatari, la mozione sollevò un gran polverone politico, consacrando definitivamente Pre Checo come prete controcorrente]
Percepiente: Istitût Ladin Furlan "Pre Checo Placerean" APS cf.94024940309
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