DAF - Dizionari Autonomistic Furlan
Giornali
In tempi di comunicazioni di massa, grande importanza rivestono i giornali, quotidiani e periodici, per rafforzare o indebolire il senso di appartenenza, e quindi di autonomia, degli abitanti di una regione. Ad alcuni periodici, come “La Patrie dal Friûl”, “Int Furlane”, “Friuli d’oggi”, “Corriere del Friuli”, diretta espressione del movimento autonomistico, abbiamo dedicato voci specifiche. Ma per quanto riguarda i quotidiani, scritti da redazioni con competenza provinciale, dobbiamo dire che producono distorsioni geografiche e storiche e, nel caso della nostra regione, fanno perdere ai residenti il senso della Patria, agli immigrati tolgono la possibilità di riconoscerla nella sua interezza. Dal 1866 all’avvento del fascismo si stamparono a Udine giornali che richiamavano l’intera regione nelle loro testate: “Giornale di Udine” e “Patria del Friuli”; e una volta chiuso il secondo, il primo, ribattezzato “Il Popolo del Friuli”, fu stampato e diffuso fino al termine della seconda guerra mondiale. A Gorizia, nei primi anni del secolo scorso, si stampavano, fra altri, “Il Corriere friulano” e “Il Socialista friulano”, anche questi soppressi dal fascismo. Subito dopo la seconda guerra mondiale dalle testate scomparvero le parole “Friuli” e “Friulano”. A Udine il 2 maggio del 1945 apparve il primo numero del quotidiano “Libertà”, organo del CLN, e il 24 maggio 1946 uscì il primo numero del “Messaggero Veneto”, così intitolato in vista di un trattato di pace che si annunciava penalizzante per l’Italia: dilatando la parola Veneto al di sopra del Friuli si sperava di tirare acqua al mulino dell’Italia, e di saldare alla madre patria l’estrema regione periferica, oggetto del desiderio (fino al Tagliamento) dei partigiani di Tito. Continuava, intanto, le pubblicazioni “Il Gazzettino”, quotidiano di Venezia, mentre Gorizia era finita nella zona di influenza de “Il Piccolo”, giornale di Trieste. Mentre sulla testa del Friuli, inteso come Patria, si stava allora svolgendo una lotta fra gruppi di potere, economico, ideologico e politico, l’unico che parlò dei veri interessi del Friuli fu Tiziano Tessitori, ben presto spalleggiato da Pasolini, D’Aronco e altri su questi giornali, che concedevano talvolta qualche colonna agli autonomisti. Una delle prime richieste del Movimento Friuli negli anni Sessanta fu quella di trasformare il “Messaggero Veneto” in “Messaggero del Friuli”: l’obiettivo non fu raggiunto per questioni legali, a quanto pare (la vecchia testata, già ben nota al livello della pubblica opinione, poteva essere usata da altri), ma dopo molti anni le parole “Messaggero Veneto” furono accompagnate dalla specificazione “Giornale del Friuli”. E da qualche anno una volta al mese il quotidiano ospita una pagina redatta in friulano a cura della Società Filologica Friulana. Certo è che, per effetto della redazione dei quotidiani su base provinciale, il Friuli storico rimane diviso in tre o quattro scomparti stagni sotto il profilo della comunicazione interna su carta stampata. Analoghe considerazioni valgono anche per i settimanali delle tre diocesi nelle quali è diviso il Friuli storico.